Mercoledì 7 dicembre, alle ore 11:00 nel Giardino d’inverno di Palazzo Ducale di Urbino, sede della Galleria Nazionale delle Marche sarà presentata la straordinaria ricomposizione di una credenza e di uno stipo finemente intarsiati che facevano parte dello studiolo urbinate di Francesco Maria II della Rovere; a metà del XVII secolo gli oggetti furono portati a Firenze quale parte integrante del patrimonio di Vittoria della Rovere andata in moglie a Ferdinando II de’ Medici e divenuta Granduchessa di Toscana. Solo di recente è stato possibile individuare la credenza e ricostituire, se pur temporaneamente, lo studiolo, così com’era alla fine del XVI secolo.
Un po’ di storia
Nella cosiddetta Sala del Re d’Inghilterra o Camerino Dorato del Palazzo Ducale di Urbino, sono esposti due pregiati mobili caratterizzati da una decorazione intarsiata con rami di rovere in avorio su ebano. Questi oggetti sono parte di un gruppo di arredi (quattro studioli e un tavolo) commissionati dal duca Francesco Maria II della Rovere tra il 1596 e il 1599.
Uno di essi è uno stipo, acquistato nel 1999, costituito da uno scrittoio con sportello frontale a ribalta che nasconde all’interno 15 cassettini e due scomparti con ante. È finemente decorato a cerquate, un modulo ornamentale caratterizzato dall’intreccio di frondosi rami di quercia, emblema della famiglia ducale, forse in riferimento al matrimonio del Duca con la giovane cugina Livia della Rovere, avvenuto il 29 aprile 1599.
Nella stessa sala, si conserva un inginocchiatoio con decorazione analoga: nel 1667 questo venne ricavato dalle botteghe granducali fiorentine, utilizzando parte di due dei quattro studioli che costituivano il set, a uso del Granduca di Toscana. Il pannello superiore dell’inginocchiatoio è molto simile nella decorazione a intrecci di rami e foglie a quello dello stipo: solo lo stemma dei Della Rovere è stato sostituito con la corona granducale, di fattura più corsiva. Si è mantenuto però, al di sotto dello stemma, il Toson d’oro, l’onorificenza conferita al Duca Francesco Maria II da Filippo II di Spagna nel 1585. Tale pannello doveva costituire la copertura dello scomparto superiore che conteneva il materiale scrittorio di uno degli studioli successivamente trasformati, mentre le specchiature intarsiate del fronte e del gradino d’appoggio, identiche, dovevano costituire la superficie interna ed esterna della calatoia. Per le porzioni di rivestimento dei lati furono infine adoperati i fronti di ventinove cassetti.
Recentemente Mario Tavella, Presidente di Sotheby’s Francia, ha riscoperto la credenza che costituiva la parte inferiore dello studiolo d’ebano con la credenza menzionato alla data 1599 nel documento di Nota di spese redatto dal Duca. La credenza, in collezione privata, è identica allo stipo: il fronte, decorato a cerquate con intarsi in avorio incisi su fondo d’ebano, è formato da due ante che nascondono quattro cassetti impiallacciati in legno di noce. Lo studiolo così ricomposto compare nelle già citata Nota, in cui il Duca registra i pagamenti per mobili di questo tipo all’ebanista Maestro Giorgio Tedesco e all’intagliatore di avorio Giorgio Lupi, ai quali può essere riferito anche lo studiolo.
Nel 1631 lo stipo e la credenza furono trasportati a Firenze, come parte del patrimonio di Vittoria della Rovere divenuta Granduchessa di Toscana, dove compaiono ancora uniti in un inventario di metà del XVII secolo.
Eccezionalmente, dal 7 dicembre, sarà possibile ammirare lo studiolo ricomposto: grazie alla mediazione di Sotheby’s Italia infatti, è stata ottenuta in prestito alla Galleria Nazionale delle Marche, per dieci mesi, la credenza che costituisce la parte inferiore dello studiolo urbinate: l’intero arredo sarà visibile quindi nel Camerino dorato del Palazzo Ducale di Urbino.